14 maggio 2007

Recensione serata 27 Aprile 2007




Con soli 17 giorni di ritardo, il nostro recensore di fiducia (non ce ne voglia il Piccolo), ha faticosamente emanato il suo secondo pensiero ufficiale.

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27 Aprile. Penultima (ffffoorrssse) esibizione dei Carmine Burana (AC/DV) all’Eskimo Club. C’erano i fegatelli questa volta e ci poteva stare anche l’alloro non fosse per vari eventi che hanno distolto l’attenzione generale dall’Eskimo, dalla frenetica partecipazione alla giornata di inaugurazione del reave fiorentino alla dedizione al malinconico ricordo audio/visivo dell'intensa e misteriosa attrice oggi quarantaseienne . I pochi ad assistere alla performance sono comunque rimasti basiti quando, subito con la prima canzone, i Nostri sono riusciti a partire ancora con la solita forma di anemia cerebrale che toglie la memoria e devasta il cervello,con il microfono di quel picaresco pianolista basso.
Perché non fanno o non imparano a fare un sound check? L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna ma non ha scolari!
È a quel punto che una bellissima mano spunta dall’interno di un angolo del palco e rimette tutto a posto. Sembra che l’impianto abbia smesso di uccidere i morti. Arriva così la miglior prestazione all’Eskimo di questo gruppo così ambiguamente affiatato. Sì certo, bevono birra, sputano in terra, si ravanellano le palle ogni tre per due… ma non può essere solo stima reciproca il raggiungimento di una somiglianza fisica tra i barbosi cantanti melodici, né la popolana potenza del blues-man potrebbe risparmiare, quale che sia, il suo intorno al momento della voglia, tantomeno l'adone percussionista si lascerebbe scappare questa sorta di metodo Stanislavskij per capire e raggiungere al rimembrare l'efficace tremolio necessario alla sua arte.
Come detto, eccettuato il primo pehzzo, un susseguirsi di ottime esecuzioni hanno spinto il non numerosissimo pubblico dell’Eskimo quasi a copulare al suono di grandi brani tra i quali ricordiamo Sfiorivano le viole, Mi sono innamorato di te e la suoneria di Beverly Hills Cop di un tipo accanto alla porta. Anche di fronte a questa ottima prestazione non sono mancate, però, critiche chimeriche, posizioni critiche sulla vita di tutti i giorni che probabilmente non saranno recepite con l’attenzione che meritano.
Di certo non possiamo aspettarci questo tipo di sensibilità da gente che ha sviluppato anticorpi nelle mutande, abituati a nascondere i loro stati d’animo dietro una maschera di durezza o dietro un sorriso ironico. Ma infondo cosa ci interessa? Siamo spettatori e torneremo a sentire da questo impianto questi latrati di protesta (sterile) e d’amore (sterile anche questo) con la scusa di un’altra birra, con l’indifferenza generata da un bel suono che inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.

Giulio Gori

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