25 aprile 2007

Ci sono delle FAQ



Ci sono delle FAQ, nella mente di ognuno, quando andiamo a sentire un concerto per la prima volta. Sia quando sono dei quasi debuttanti, sia quand’è la prima volta che li si vede.
Porremo fine da ora a qualche interrogativo circa le prospettive dei Carmine Burana, ed il loro ristretto orizzonte.
Primo: noi copiamo. Copiamo sempre, in ogni momento della giornata. Non facciamo niente di innovativo, nemmeno ci proviamo ad essere originali. Facciamo canzoni non nostre, a volte nemmeno dell’autore che l’ha fatte, e le canzoni nostre sono copiatissime da altro. Poi tagliamo, cuciamo, incolliamo. A volte usiamo ago e filo, a volte la colla, altre volte poggiamo solo le cose vicine per vedere fino a quando rimangono lì, senza allontanarsi. E alla fine c’è la bella copia. Quindi qualsiasi cosa sentirete non sarà mai farina del nostro sacco, anche se ve la spacceremo per nostra. Conosciamo mugnai eccellenti e riservati.
Secondo: siamo dei provinciali della madonna (con rispetto parlando).
Abbiamo paura di quello che succede fuori dal nostro campo visivo ridotto. Per questo soprattutto cantiamo sempre in italiano, se una canzone che ci piace è straniera, ne prendiamo una traduzione preesistente o ce la creiamo da soli. Ognuno di noi ascolta vagonate di musica straniera, ma proprio non ci riusciamo a suonarla. Siamo rassicuranti, e vogliamo essere rassicurati da voci note ed accomodanti. Siamo così poco “open-minded” da fare delle canzoni in dialetto, valenti tarantelle utili per rinvigorire note di folclore attorno alla meridionalità di due componenti del gruppo, tra l’altro, per caratteri somatici tipici, subito individuabili. Eh sì, perché servono. Servono a noi a far vedere che ci teniamo a fare gli intellettuali, che la tradizione è importante e coglionate del genere. Alcune canzoni sono vecchie come il cucco, e non c’è verso che tutti le conoscano. Ma va bene uguale.
Terzo: come avrete notato, ci piace fare dell’ironia e dell’intellettualismo. Una cosa schifosa, tipica dei borghesi. Anche questa affermazione, proprio perché pregna di ironia, puzza di borghesia. Anche tutto il discorso precedente contenuto nel terzo punto, che è una citazione (ma ormai non ve ne dovreste meravigliare) di Pasolini, è una cosa misera da squallidi intellettualoidi di medio livello d’istruzione. Non ci nascondiamo, però. Sappiamo chi siamo, e ci rifugiamo nel grottesco per prevenire il ridicolo, che è sempre dietro l’angolo, oltre che dentro di noi. Non siamo rivoluzionari, in nessun campo, ma ci piace apparirlo. Coviamo ambizioni miserevoli di successo e guadagno, e sfruttiamo l’arte altrui alla bene e meglio per questi scopi. Non essendo “popolari” non riusciamo nemmeno a fare musica senza sovrastrutture, quindi non riusciamo ad agitarci sul palco, dimenarci, come vorremmo saper fare. Non c’è sangue e sudore. Il nostro sound è finto , piatto, in modo sistematico, voluto. Allora preferiamo restare tranquilli, assecondando la nostra vera natura.
Quarto: Si collega alla fine del terzo. Non suoniamo per il guadagno. Non ci facciamo illusioni su questo. Suoniamo per puro narcisismo, per noi e per nient’altro. Sennonché, il narcisismo è legato per forza di cose agli altri, alla loro esistenza, alla loro approvazione. Per questo, caro pubblico, ci servi.

C’è da dire una cosa, che forse è la risposta a tutto. Siamo omuncoli, privi di senso, di sensi e spessore. Ma ci divertiamo molto. Ci divertiamo come matti. In un oceano di finzione ed inettitudine c’è un sentimento vero. E c’è una amicizia, una solidarietà tra noi difficile da raccontare. Così come c’è riconoscenza vera verso chi decide ogni volta, spontaneamente, di tributarci un applauso, stringerci la mano, farci un complimento sincero, anche e soprattutto quando non crederemmo di essercelo meritato (badate bene, non siamo modesti, tutt’altro).
Siamo. Così è, se vi piace.

1 commento:

Anonimo ha detto...

carino
non mi ritrovo proprio in tutto però simpatico
cmq anche la originalità è una forma di copiatura
solo che è una rielaborazione molto complessa che porta a un output nuovo poichè considera tanti dati diversi/li elabora in maniera tremendamente complessa
ma è sempre un riciclare
è il cervello umano, non può essere altrimenti

Dio