23 marzo 2007

Recensione serata 18 Febbraio 2007


Le recensioni fioccano (in mancanza di altro), infatti oggi vi offriamo quella della nostra prima serata, quella di Febbraio. Stavolta la firma è pregiata e non si è fatta pregare, nonostante il conflitto di interessi. Eccovi le parole dell'amico Antonio Piccolo (quello che nella foto suona la chitarra).
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Di solito ai concerti d’esordio dei gruppi giovani ci sono solo amici e parenti. Macché. Per i Carmine Burana questa regola non vale: per loro non ci sono manco i parenti. Ma non fa niente, sul serio, perché gli amici sono tanti e il locale lo riempiono, tra l’altro fanno un casino notevole, sinceramente entusiasta. Anzi, è più alto il volume dei loro (meritati) applausi che non quello del repertorio dei Carmine Burana, che però hanno quel chitarrista elettrico, Carmine appunto, che accidenti se ci dà dentro, a qualcuno del pubblico ricorda Eric Clapton (anche se non c’è una ragione, al massimo Santana, ma fa niente, è il pensiero quello che conta). Sono così poco casinisti che il proprietario del locale si commuove quando il pianista, Floris Jofalo, canta Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco, e non si fa fatica a comprenderlo. Sebbene il pezzo migliore della serata – a parere del proprietario – resta Amico fragile di De André (retroscena: in realtà Amico fragile non è mai stata eseguita. E allora? Se alcuni autori possono dire che la loro canzone migliore è quella che devono ancora scrivere, perché i Carmine Burana non possono dire che la loro è quella che devono ancora suonare?). Il puntuale e discreto Niccolò sarà anche il più bello – ed è per questo che viene rintanato dietro la batteria –, ma il Paul McCartney del simpatico gruppo è Claudio, che fa strage di cuori fuori e dentro il locale, con il suo charme e la sua voce che “masturba l’orecchio dell’ascoltatrice”, a dire di un’attenta scuola critica. Ci sarebbe poi l’intermezzo di quel bravissimo artista napoletano che suona e canta cinque pezzi, ma gli intermezzi non meritano più d’una breve citazione. Per concludere: bravi e simpatici, anche se il loro alto messaggio morale arriva un po’ confuso, visto che dopo aver fatto un pezzo anti-borbonico (Brigante se more) fanno immediatamente un pezzo pro-borbonico (Allu suono de grancascia). Cosa vogliono comunicare i Carmine Burana? Boh, ma soprattutto: chissenefrega?


Antonio Piccolo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dillo che hai fatto Guccini, bastardo! :)